venerdì 10 agosto 2007

QUASI UN'INTRODUZIONE


Il dono…
il tempo oltre la linea.

Credevo di aver percorso tutta la strada, regolato a intervalli dal caso e dalla necessità. La vecchiaia m’imponeva uno sguardo rivolto verso il passato. Tutto ciò mi apparteneva come il presente.
Camminavo, un passo dopo l’altro, rinunciando, ma solo apparentemente, ad una direzione. Cercando di legare una qualche immagine ai miei pensieri, frugavo tra le cose con lo sguardo proteso: non trovando nulla. Vedevo unicamente quell’uomo: in piedi, immoto con lo sguardo obliquo, portare con la solenne presenza di un Ambasciatore, un messaggio. Il messaggio non poteva né essere letto, né comunicato, né rappresentato, era la pura testimonianza di un’immagine di qualcosa.
Come un’ombra, lungo tutto il tragitto, l’uomo accompagnò ogni mio movimento: la sola ed unica alternativa fu la saltuaria immobilità del mio corpo che ne interrompeva, per brevi istanti, l’imitazione. Era incapace di suggerirmi qualcosa di utile. Se ne stava là come sospeso a mezz’aria.
Pretesi da lui sempre qualcosa di diverso, ottenendone il silenzio. Mi donò il suo tempo ed io lo tenni per tutta la vita. Non potei mai indicarlo come il mio tempo; se non in prospettiva in quel punto, che all’infinito, ne segnava l’orizzonte. Raggiungerlo significava annullarne la differenza. Cercai di stare in equilibrio lungo quella linea, indisturbato.
L’immagine prospettica del corpo dell’uomo raddoppiava sempre il peso della mia temporalità, incurvandone la linea: e, appeso, dondolandomi, il tempo scorreva. L’uomo sorrideva, sembrava divertito dalla mia posizione. Ormai non c’era più tempo per altri tentativi d’equilibrio, mi figuravo di aver percorso tutta la strada…

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