venerdì 10 agosto 2007

IL LIMITE

L’uomo danzava
nel cielo Aperto
tra le nuvole
e raggi di sole…

Muoveva il dito della mano a ritmo di musica, poi iniziò a muovere la testa e tutto il corpo ne rimase coinvolto. L’uomo danzava spiccando un balzo dopo l’altro in piena armonia con lo spazio aperto circostante. In prospettiva, sullo sfondo, un altro uomo ne osservava i movimenti della danza, senza scorgerne la musica, ma riuscendo comunque ad immaginarla. L’uomo sullo sfondo era in totale immobilità, possedeva scarpe troppo pesanti, maglie troppo larghe e sul capo un immenso cappello; tutto era fuori misura affinché il suo corpo potesse essere mosso dalla danza. L’immobilità è il contrario della vita. La statua, ad esempio, è l’immagine dell’uomo privato della vita; eppure questo caso faceva eccezione. Non era sufficiente l’immagine della sua fantasia a farlo muovere, il peso lo legava alla terra mantenendone la vitalità essenziale.
All’improvviso sentì un forte colpo sulla testa. Qualcuno era atterrato sul suo immenso cappello nero, mandandolo in frantumi come se fosse stato di vetro. Guardò in alto, vide il cielo nella sua altezza e, tra le nuvole, l’uomo. Rimase ad osservare quello spettacolo che per la prima volta ammirava in tutta meraviglia; passata la fase dello stupore abbassò il capo, le ginocchia cominciarono a flettersi e la schiena ad incurvarsi. L’immenso spazio che nella verità gli si era aperto lo stava comprimendo al suolo, senza possibilità di rimedio. Il suo corpo privo di vita giace ora in terra tra i resti del cappello e di qualche fugace ombra che il sole irrimediabilmente continuò a produrre dall’alto.

Nessun commento: