venerdì 10 agosto 2007

IMPERFEZIONI

L’immagine scomparve
quando l’uomo bussò alla porta.

Le mura del bagno erano tra loro così vicine da contenere a malapena il corpo della ragazza. Con indescrivibile grazia, lei amava starsene seduta sulla tazza del gabinetto in estatica solitudine. Pensava e sognava con leggerezza una moltitudine di cose, in un armonioso silenzio… La porta chiusa davanti a lei delimitava l’esterno confinandolo lontano. Definiva così il proprio mondo: l’intima emotività in uno spazio preciso, completamente suo. Guardando la porta ritrovava il suo profilo tra la luce che, da dietro le spalle, proveniva dalla piccola finestra posta sul lato occidentale della casa.
La sua presenza rendeva tutto attorno a sé delicato. I suoi movimenti non erano, in nessun caso, bruschi o violenti. Perfino l’olezzo, la luce e la tenue penombra parevano rispettare l’intimità della ragazza. Si sentiva protetta, racchiusa tra le braccia di quel piccolo bagno.

L’amato ogni tanto bussava alla porta quando, preoccupato, era trascorso troppo tempo dall’ultimo sguardo. Un giorno la ragazza intravide il suo occhio nel buco della serratura…

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